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L’ecografia o ecotomografia è un sistema di indagine diagnostica medica assolutamente priva di controindicazioni che non utilizza radiazioni ionizzanti ma ultrasuoni; si basa sul principio dell’emissione di eco e della trasmissione delle onde ultrasonore.
Tale metodica viene considerata come esame di base o di filtro rispetto a tecniche di Imaging più complesse come TAC, imaging a risonanza magnetica, angiografia.
E’un esame assolutamente indolore che dura generalmente tra i 15 e i 20 minuti ed è, in ogni caso, una procedura operatore-dipendente, poiché vengono richieste particolari doti di manualità e spirito di osservazione, oltre a cultura dell’immagine ed esperienza clinica.
L’ecocolordoppler permette invece di fondere l’immagine morfologica dell’ecografia con il segnale doppler, consentendo di vedere il movimento del sangue nei vasi, arteriosi e venosi, e di studiare quanto sangue giunge ad una struttura od organo, ad esempio ad un rene, al fegato, o alla tiroide.
È una procedura operatore-dipendente, poiché vengono richieste particolari doti di manualità e spirito di osservazione, oltre a cultura dell’immagine ed esperienza clinica.
Per l’esecuzione dell’esame è consigliato avere una prescrizione medica, obbligatoria nel caso in cui si acceda mediante SSN.
L’ecocardiografia color-doppler è diventata la principale metodica diagnostica in cardiologia, dato l’alto contenuto di informazioni, la disponibilità e la grande possibilità di espressione. E’ una metodica non invasiva, ripetibile, eseguibile ovunque in tempi relativamente brevi, in grado di fornire importanti dati utili per una diagnosi differenziale in presenza dei principali sintomi clinici delle patologie del sistema cardiocircolatorio. Alla base di questa metodica vi è la scansione bidimensionale delle strutture cardiache per mezzo dell’emissione di ultrasuoni nell’intervallo di frequenza di 2-10 MHz.. Gli ultrasuoni vengono emessi da un trasduttore, detto anche sonda, che viene applicato dal medico sul torace del paziente, e vengono riflessi man mano che incontrano le vari strutture nel torace. Essi ritornano così allo strumento, che li rileva e che ricostruisce l’immagine. Le immagini bidimensionali permettono di valutare le alterazioni morfologiche delle strutture cardiache, mentre per quello che riguarda la funzione, ovvero il flusso ematico, si usa il Doppler, un’altra metodica ultrasonora che studia il movimento del sangue all’interno delle cavità cardiache e dei vasi.
La tecnica color Doppler imaging rappresenta una variante dell’esame Doppler che fornisce immagini in codifica di colore molto chiare e dimostrative dei flussi endocavitari. Il tipico algoritmo di presentazione color flow comporta la rappresentazione delle velocità dirette verso il trasduttore in varie gradazioni di rosso e quelle che si allontanano dal trasduttore in varie gradazioni di blu con l’intensità e la tonalità equivalenti alla velocità reale. Se variazioni multiple di velocità sono presenti in un punto di esame, questo è definito come “varianza” e può essere colorato in un’immagine gialla, verde o a mosaico di colori.
L’ecocardiografia è considerata appropriata in qualunque paziente con sintomi cardiorespiratori e soffio cardiaco e in ogni paziente asintomatico con un soffio in cui c’è una ragionevole probabilità di cardiopatia organica. Tuttavia, l’ecocardiografia non il sostituto di un attento esame clinico e non è appropriata in pazienti con soffi o altri reperti clinici che un osservatore esperto identifica come funzionali o innocenti.
Per i pazienti con stenosi valvolare nota o sospetta, l’ecocardiografia è indicata per valutare la gravità della stenosi valvolare e della disfunzione ventricolare. La rivalutazione con ecocardiografia è considerata appropriata se c’è un cambiamento dei sintomi o segni e anche nei pazienti con grave stenosi valvolare anche se asintomatici. Una gravidanza in una paziente con stenosi valvolare è considerata un cambiamento della condizione clinica sufficiente per giustificare una valutazione ecocardiografica.
L’ecocardiografia doppler è l’esame di scelta per valutare l’insufficienza valvolare e accertare la necessità di un intervento chirurgico. Poiché la disfunzione ventricolare sinistra rappresenta un problema veramente critico nella gestione di questi pazienti, l’uso seriato dell’ecocardiografia è appropriato nei pazienti asintomatici con insufficienza grave o con dilatazione ventricolare sinistra nonché in quelli che presentano cambiamenti dei sintomi o segni e in caso di gravidanza.
L’ecocardiografia è fortemente raccomandata in tutti i pazienti con endocardite infettiva nota o sospetta; allo stesso modo, è indicata prima e dopo interventi chirurgici per valvulopatia cardiaca.
La cardiopatia ischemica e altre condizioni cardiache (per esempio pericardite, dissezione acuta dell’aorta, dolore toracico nell’embolia polmonare) sono le maggiori ipotesi diagnostiche nella valutazione del dolore toracico acuto; di conseguenza, l’ecocardiografia è indicata quando i dati clinici disponibili di routine, incluso l’elettrocardiogramma, non sono diagnostici e nei pazienti con una sospetta dissezione aortica o con grave instabilità emodinamica.
Nell’identificazione di una malattia del pericardio l’ecocardiografia rimane la metodica di scelta: pazienti con sospetto versamento pericardico, pericardite costrittiva, sospetto sanguinamento nello spazio pericardico per traumi o perforazioni, studio di follow-up per valutare la recidiva di un versamento, sfregamento pericardico che si sviluppa nell’infarto del miocardio accompagnato da sintomi quali dolore persistente, ipotensione e nausea.
Per i pazienti con sospetta sindrome ischemica miocardica acuta, l’ecocardiografia è considerata uno strumento appropriato per individuare l’ischemia o il danno quando gli altri dati non sono conclusivi, per valutare la funzione ventricolare destra e sinistra e per individuare complicanze meccaniche come la rottura di un muscolo papillare o la presenza di un trombo murale.
Per i pazienti affetti da cardiopatia ischemica cronica è indicata per la determinazione della funzione ventricolare e come metodo per valutare la vitalità miocardica.
Nei pazienti affetta da dispnea (percezione di difficoltà respiratoria) l’ecocardiografia color-doppler permette una rapida differenziazione fra la dispnea di origine cardiaca o polmonare. Oltre alla possibilità di una diagnosi qualitativa, l’ecocardiografia permette di indirizzare la scelta terapeutica, quantificando il grado di patologia cardiaca.
Nei pazienti affetti da malattia polmonare, l’ecocardiografia è indicata se si sospetta ipertensione polmonare e per il follow-up della pressione in arteria polmonare nei pazienti con ipertensione polmonare per valutare la risposta alla terapia; nelle pneumopatie con sospetto clinico di interessamento cardiaco (sospetto cuore polmonare); nel sospetto di embolia polmonare o della presenza di trombi nelle cavità cardiache di destra o nei rami principali dell’arteria polmonare; nei pazienti considerati per trapianto polmonare o altre procedure chirurgiche per patologia polmonare avanzata.
L’ecocardiografia è anche l’esame di primo livello per il riscontro di masse cardiache e tumori ed è quindi considerata appropriata nei pazienti con sindromi suggestive di queste anomalie (p.e., pazienti con embolia arteriosa di origine sconosciuta o pazienti con reperti auscultatori suggestivi di ostruzione intermittente del flusso intracardiaco. Altri candidati sono pazienti con tumori maligni con un’alta incidenza di interessamento cardiovascolare, come l’ipernefroma, il melanoma metastatico o i tumori maligni degli organi intratoracici.
Nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa, è raccomandato l’uso dell’ecocardiografia quando è probabile che la valutazione della funzione ventricolare sinistra influenzi il trattamento. Un esempio di questo tipo sarebbe un paziente con ipertensione lieve in cui la presenza di ipertrofia ventricolare sinistra potrebbe indurre a instaurare una terapia farmacologica.
Nei pazienti con eventi neurologici senza precedente evidenza di patologia cerebrovascolare, l’ecocardiografia è sicuramente indicata; meno chiara la sua appropriatezza nei pazienti con eventi neurologici e con malattia cerebrovascolare intrinseca conosciuta.
Negli episodi sincopali, l’ecocardiografia è sicuramente indicata in pazienti con malattia cardiaca clinicamente sospetta o con sincope da sforzo e nei pazienti con rischio elevato occupazionale (p.e. piloti). Meno evidente è la sua indicazione negli episodi sincopali di origine sconosciuta senza reperti di malattia cardiaca nell’anamnesi o esame obiettivo, mentre non è indicata nella sincope ricorrente in un paziente in cui un precedente esame ecocardiografico o altre indagini hanno dimostrato una causa della sincope.
Poiché le aritmie possono essere la manifestazione di una sottostante patologia cardiaca organica, l’ecocardiografia è indicata in vari sottogruppi di pazienti (p.e. pazienti con sospetto clinico di patologie cardiache organiche o anamnesi familiare di malattia cardiaca geneticamente trasmessa associata con aritmie, aritmie che richiedono trattamento farmacologico, valutazione di pazienti come componente del work-up prima di procedure elettrofisiologiche ablative o che sono già stati sottoposti ad ablazione con radiofrequenza).
Nello screening di cardiopatia, l’esame ecocardiografico è raccomandato nei pazienti con familiarità positiva per malattia cardiovascolare geneticamente trasmessa, nei donatori potenziali per trapianto cardiaco, nei pazienti con caratteristiche fenotipiche della sindrome di Marfan o correlata malattia del tessuto connettivo, nella valutazione basale e rivalutazione dei pazienti sottoposti a chemioterapia con farmaci cardiotossici.
L’ecocardiografia è utile per la diagnosi di cardiopatia congenita negli adulti quando clinicamente sospetta, come indicato da segni e sintomi (soffio, cianosi, desaturazione arteriosa inspiegabile) e un ECG o una radiografia del torace suggestivi di cardiopatia congenita, e per il follow-up delle manifestazioni di patologie come shunt ventricolari funzionali ed emodinamicamente significativi.
L’ecocolordoppler arterioso o venoso è una metodica diagnostica non invasiva che permette di visualizzare i principali vasi sanguigni e studiare il flusso ematico al loro interno. È un esame che non reca alcun dolore o fastidio.
L’ecocolordoppler arterioso viene utilizzato principalmente per lo studio e il monitoraggio delle patologie vascolari come stenosi arteriose e venose, aneurismi, trombosi e insufficienze venose.
Presso il Santa Clara Group è possibile eseguire
Ecocolordoppler arterioso e/o degli arti superiori e/o inferiori
Ecocolordoppler dell’aorta addominale
Ecocolordoppler dei Tronchi sovraortici
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L’ecografia muscolo scheletrica occupa a ragione un ruolo fondamentale nella diagnosi, nella prevenzione delle complicanze e nel del trattamento di un paziente affetto da patologia muscolare o tendinea, sia esso un atleta, uno sportivo amatoriale o un lavoratore.
L’ecografia presenta inoltre numerosi vantaggi nei confronti di altre metodiche, quali il basso costo, la mancata esposizione a radiazioni ionizzanti, il minimo disagio recato ai pazienti e soprattutto la possibilità di utilizzare infiniti piani di scansione e di eseguire prove dinamiche in tempo reale, che forniscono informazioni non solo sulla struttura ma anche sulla funzionalità delle strutture in esame e che rendono l’esame ecografico l’unico in grado di vedere in tempo reale come dinamicamente si comportano le strutture muscolo tendinee o legamentose esaminate.
L’esame ecografico muscolo scheletrico trova indicazione nella diagnosi di patologie:
- muscolari (stiramenti, strappi),
- tendinee (tendiniti, tendinopatie, lesioni tendinee),
- delle borse (borsiti settiche o asettiche),
- legamentose (lesione o stiramento dei legamenti esterni o capsulari delle articolazioni),
- del tessuto sottocutaneo (es. diagnosi lipomi o tumori benigni e maligni del connettivo),
- articolari (come supporto all’esame radiografico nelle piccole e grandi articolazioni).
Inoltre l’utilizzo di ecografia muscolo tendinea può essere utilizzata come guida per effettuare aspirazione di lesioni cistiche, artrocentesi o infiltrazioni anche in regioni di difficile raggiungimento come anca o caviglia.
L’esecuzione di infiltrazioni ecoguidate consente infatti allo specialista di iniettare quantità ridotte di farmaci ottimizzandone gli effetti clinici; consente inoltre l’infiltrazione in totale sicurezza di regioni difficilmente raggiungibili come ad esempio l’articolazione dell’anca grazie alla visualizzazione diretta del decorso dei vasi femorali.
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L’ecografia ginecologica è un utile strumento di diagnosi da associarsi alla visita ginecologica.
Permette la visualizzazione degli organi pelvici (utero, tube, ovaie, vescica), ai fini di valutare l’eventuale presenza di patologie.
L’ecografia presenta numerosi vantaggi quali: tempi brevi di attesa e di indagine, assenza di rischi per la donna, facilmente tollerabile, con costi contenuti, eseguita ambulatorialmente.
Può essere eseguita con tecnica trans addominale e/o trans vaginale.
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Lo screening neonatale completo rappresenta un esame ecografico che viene eseguito sui nuovi nati e comprende:
- screening ecografico dell’anca nel neonato
- screening ecografico patologie renali nel neonato.
Deve essere eseguito ai 3 mesi di vita del bebè e serve per diagnosticare precocemente un’anomalia congenita detta lussazione o displasia congenita dell’anca ed eventuali problematiche dell’apparato urinario neonatale.
L’ecografia dell’anca
L’ecografia all’anca è un esame ecografico assolutamente non invasivo e non doloroso, ma molto importante.
La displasia dell’anca è un difetto congenito che comporta la fuoriuscita della testa del femore dalla propria sede o comunque un incongruo rapporto dell’articolazione dell’anca.
Colpisce maggiormente il sesso femminile ed ha un’incidenza del 1,5 per mille.
Qualora una displasia o una lussazione congenita dell’anca non venga diagnosticata precocemente, nel momento in cui il bambino inizia a camminare (quindi intorno ai 12 mesi), la testa femorale rischia di scivolare lungo il tetto acetabolare displasico e lussarsi.
In questo caso il solo trattamento conservativo non risulterebbe efficace e pertanto il paziente potrebbe richiedere interventi chirurgici.
Qualora il grado di displasia non sia tale da determinare la lussazione, la sola presenza è un fortissimo fattore di rischio per lo sviluppo di una osteoartrosi dell’anca in giovane età.
La diagnosi precoce ecografica consente invece di eseguire un trattamento immediato posizionando tutori divaricatori in grado di guidare correttamente la maturazione ossea acetabolare e risolvendo completamente il problema prima dell’inizio della deambulazione del bambino.
L’ecografia renale neonatale
L’ecografia renale è un esame ecografico assolutamente non invasivo e non doloroso, ma fondamentale; l’idronefrosi congenita è una dilatazione dei pelvi renale e dei calici renali dovuta ad un’anomalia congenita della giunzione tra il rene e l’uretere.
Gli effetti fisiopatologici dipendono dal livello di ostruzione, dall’estensione del coinvolgimento, dall’età dell’apparizione e dalla natura cronica o acuta. Nell’infanzia la maggior parte delle lesioni ostruttive sono congenite e già presenti nella vita fetale.
L’ostruzione dovuta alla stenosi della giunzione pielo-ureterale (zona di passaggio dal rene all’uretere) è la più comune.
Pliche ureterali, bande fibrose, vasi aberranti sono fenomeni secondari provocati dalla dilatazione della pelvi renale (idronefrosi) al di sopra dell’ostruzione.
La diagnosi è possibile già con l’ecografia durante la gravidanza; dopo la nascita andrebbe ripetuta al neonato ogni tre mesi fino al primo anno di vita.
L’ecocolordoppler è attualmente l’indagine più richiesta per la valutazione delle patologie peniene. Per effettuare una normale ecografia del pene non è necessaria alcuna preparazione. Una prima valutazione viene effettuata in condizioni basali e solo in casi particolari verrà indotta l’erezione farmacologica che permette di studiare le varie fasi dell’erezione, la presenza di eventuali anomalie e le patologie che le possono sostenere. Il deficit di erezione è una condizione che può derivare da cause vascolari, neurologiche o dall’uso di alcuni farmaci. L’ecocolordoppler consente lo studio del calibro delle arterie e permette di evidenziare un’eventuale “fuga venosa”. La diagnosi di “fuga venosa” richiede la stimolazione farmacologica con prostaglandina.
Le principali patologie evidenziabili con l’ecografia del pene sono: Induratio penis plastica (o malattia di La Peyronie), che colpisce anche uomini giovani e può essere diagnosticata precocemente con l’ecografia, prima ancora che si siano formate le caratteristiche calcificazioni; Priapismo; Impotenza ( di cui soffre il 15% della popolazione), le cui cause possono essere vascolari, neurologiche, endocrinologiche, psicologiche o miste; Tumori del pene (molto rari); Malattie dell’uretra peniena (restringimenti, polipi, cisti, diverticoli).
L’ecografia prostatica transettale consente di verificare le dimensioni e la morfologia della prostata, la ghiandola che arricchisce il liquido seminale di componenti essenziali.
Lesioni o formazioni anomale sono ricercate attraverso una sonda ecografica lubrificata che viene inserita nell’ampolla rettale del paziente. Attraverso l’emissione di onde sonore ad alta frequenza, non udibili dall’orecchio umano e del tutto innocue per la salute, si formano immagini che vengono visualizzate su uno schermo apposito.
L’ecografia della prostata transrettale serve a:
- valutare lo stato di salute della prostata quando si presentano disturbi o sintomi sospetti (come diminuzione del getto urinario, difficoltà a urinare o minzione frequente, infertilità);
- verificare dubbi derivanti dall’esplorazione rettale eseguita nel corso di una visita urologica;
- effettuare una diagnosi precoce di tumore alla prostata (affiancando all’ecografia anche una biopsia attraverso cui prelevare campioni da analizzare successivamente al microscopio);
- verificare la risposta a una terapia medica intrapresa per risolvere disturbi minzionali.
Durante l’esecuzione dell’ecografia prostatica transrettale a il paziente è sdraiato sul fianco destro, con le cosce flesse verso il petto. Prima di introdurre la sonda, il medico effettua un’esplorazione con il proprio indice per verificare che non vi siano controindicazioni all’esame. L’esame non è pericoloso né doloroso.
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L’ecografia della tiroide è una metodica ormai molto diffusa nella pratica clinica della diagnostica tiroidea.
Trattasi di un esame non invasivo, non doloroso, non associata a somministrazione di radiazioni e pertanto eseguibile a qualsiasi età ed in qualsiasi periodo della vita fertile (anche in gravidanza) senza alcun controindicazione.
L’ecografia, infatti, viene effettuata mediante uno strumento (ecografo) dotato di una sonda maneggiata da un medico (ecografista) che utilizza gli ultrasuoni per ricavare delle informazioni sulla composizione dei tessuti (in questo caso del tessuto tiroideo). Le informazioni ricevute vengono quindi visualizzate come immagini su un monitor.
FUNZIONE
L’ecografia della tiroide, pertanto, fornisce informazioni sulla morfologia e sulla struttura della tiroide (indagine morfologica) ma non sulla sua funzione; in pratica l’ecografia può dire se la tiroide è piccola o grossa, se contiene noduli o meno, se è infiammata o omogenea ma non può dire se la tiroide funziona di meno (ipotirodismo), di più (ipertiroidismo) o normalmente (eutiroidismo). Pertanto la decisione se intraprendere o modificare una terapia tiroidea in atto non può esser presa solo dopo una valutazione ecografica.
VANTAGGI E RISULTATI
Si può sicuramente affermare che l’introduzione dell’ecografia ha drammaticamente modificato l’iter diagnostico della patologia tiroidea; in tal senso i quadri ecografici riscontrabili da un’ecografia tiroidea possono essere schematizzati, approssimativamente, in tre categorie:
–tiroide normale: la tiroide appare di normali dimensioni, omogenea priva di noduli;
–tiroidite cronica: la tiroide appare di dimensioni normali o ridotte o aumentate, disomogenea per la presenza di aree pseudonodulari ma priva di veri e propri noduli;
-tiroide con uno o più noduli: la tiroide appare di dimensioni normali o aumentate e disomogenea per la presenza di uno o più noduli (nodulo o gozzo o struma).
L’ecografia, inoltre, permette di evidenziare la presenza di noduli di piccole dimensioni e quindi non rilevabili alla palpazione e ne permette la stima delle dimensioni e delle caratteristiche principali.
Purtroppo, però, se l’ecografia della tiroide permette anche di distinguere le lesioni solide da quelle cistiche, non consente con certezza assoluta la distinzione fra noduli benigni e maligni; per questo motivo, quindi, è talvolta necessario un approfondimento diagnostico mediante agoaspirato del nodulo. In questo caso l’ecografia può servire da guida nell’esecuzione dell’agoaspirato in quanto consente di individuare meglio il nodulo che deve essere sottoposto ad agoaspirato.
LIMITI
Alcune caratteristiche ecografiche dei noduli tiroidei (ipoecogenicità, disomogeneità, irregolarità dei margini, vascolarizzazione intranodulare) possono tuttavia orientare verso il sospetto di nodulo maligno ed in questi casi l’agoaspirato del nodulo è mandatorio.
Fra gli altri limiti dell’ecografia ricordiamo: a) è una metodica la cui accuratezza dipende in buona misura dall’esperienza dell’operatore; b) nei casi di gozzi voluminosi con sviluppo retrosternale la tiroide si spinge così in basso da non poter essere facilmente valutata dall’ecografia.
OPZIONI
Il colorDoppler ed il powerDoppler sono delle applicazioni utilizzate durante l’esame ecografico che forniscono importanti informazioni sulla vascolarizzazione del tessuto tiroideo e/o dei noduli.
Un’altra più recente applicazione, l’elastografia, invece, fornisce informazioni sulla durezza del tessuto tiroideo e può essere d’aiuto nella diagnosi differenziale fra il nodulo tiroideo benigno e quello maligno.
INDICAZIONI
In conclusione è indicato eseguire l’ecografia della tiroide:
a) in presenza di esami della tiroide (TSH, FT3, FT4) alterati;
b) in caso di positività degli anticorpi anti-tiroide;
c) in caso di riscontro palpatorio di tiroide ingrandita; d) in caso di presenza di noduli.
Infine, salvo particolari indicazioni, l’ecografia della tiroide va ripetuta una volta l’anno in caso di riscontro di uno o più noduli mentre può essere ripetuta più raramente nel caso di tiroidite cronica senza noduli.
L’esame ecografico ginecologico transvaginale permette di studiare l’apparato genitale interno femminile (utero, tube, ovaie) con una risoluzione superiore rispetto all’approccio transaddominale. Tale dato, univocamente accettato, si correla al posizionamento della sonda in vagina, a diretto contatto con gli organi pelvici consentendo informazioni di maggiore precisione con una percentuale di falsi positivi e negativi inferiore. Si esegue con la vescica vuota, limitando alla donna anche i fastidi correlati al riempimento vescicale.
Come la metodica transaddominale, l’ecografia pelvica vaginale permette lo studio della funzionalità dell’apparato ginecologico, discriminando situazioni disfunzionali o patologiche, sia benigne che potenzialmente maligne, consente di valutare i risultati di terapie sia mediche che chirurgiche ed, infine, rappresenta la principale metodica di monitoraggio delle terapie per la fertilità.
E’ da considerarsi come “gold standard” nel settore della sterilità per lo studio dei follicoli ovarici soprattutto in pazienti sottoposte a programmi di fecondazione assistita.
Nella valutazione delle neoformazioni pelviche all’immagine ecografica si aggiunge le studio del flusso sanguigno (Dopplerflussimetria), in quanto le caratteristiche della vascolarizzazione (irrorazione sanguigna) possono essere indicative della natura benigna o maligna della lesione.
La dopplerflussimetria eseguita per via transvaginale è significativamente più attendibile rispetto alla transaddominale; tale dato è fondamentale per discernere la patologia benigna da quella maligna.
Per via transvaginale è possibile anche eseguire lo studio dinamico della cavità uterina previa introduzione di soluzione fisiologica per distendere la cavità uterina e consentire la corretta visione di patologie endometriali. (“sonoisterografia”).
Un momento a parte riguarda l’ecografia pelvica nelle donne in menopausa. In menopausa è fondamentale lo studio dell’endometrio e delle ovaie e pertanto l’approccio nelle donne deve essere sempre transvaginale. In considerazione della riduzione del volume e del tono dell’utero e delle ovaie in menopausa, la precisione diagnostica risulta fondamentale.
Più specificamente per lo studio dell’endometrio, i vantaggi dell’approccio transvaginale sono ormai acclarati come si evince anche dalla letteratura; la valutazione dello spessore e della struttura dello stesso endometrio è possibile con ragionevole precisione solo per via transvaginale. Il valore cut-off (valore limite) dello spessore endometriale non deve superare i 5 mm, anche in donne sottoposte a terapia ormonale sostitutiva.
Il corretto inquadramento dell’endometrio è importante anche per porre indicazione all’indagine di secondo livello quale l’isteroscopia, che a sua volta consente la visualizzazione diretta della cavità uterina.
Per quanto attiene lo studio delle ovaie, si ricorda che in condizioni normali in menopausa, il loro volume non supera i 24 mm di diametro massimo e pertanto è possibile facilmente confonderle con altre strutture addominali.
Il loro corretto riconoscimento è quindi fondamentale per l’esclusione di qualsivoglia patologia.
L’approccio transvaginale per l’indagine delle ovaie permette di ricavare immagini più precise e dettagliate.